Cittadini del 2030

Nel 2030, i “nuovi cittadini” dovranno confrontarsi con scenari di vita, semplificati da sistemi complessi, che possiamo solo parzialmente prevedere.
Secondo Raymond Kurzweil, direttore dell’ingegneria di Google, autore del libro “La singolarità è vicina”, la crescita tecnologica, intesa come introduzione nella vita degli esseri umani di “tecnologie paradigma”, ossia di tecnologie che segnano un cambiamento, risulta avere nel tempo un andamento esponenziale. Egli deduce inoltre, con l’ausilio della raccolta di una enorme quantità di dati storici, che il ginocchio della curva di crescita avverrà nel 2029. Intorno a questa data, un’approssimazione lineare perde di significato, ed è lecito porsi un problema di inclusione dei ragazzi che oggi sono tali e che saranno cittadini “produttivi” per quell’epoca.
Con il termine inclusione intendiamo l’integrazione nel tessuto sociale e produttivo, ma il cittadino del 2030 non avrà solo la responsabilità della sua inclusione, ma un’infinità di opportunità per esprimere se stesso.
Il problema che ci poniamo in questo articolo, è quello della integrazione nel tessuto lavorativo. Con questo, non intendiamo il problema economico di fare intersecare le curve di domanda e dell’offerta del lavoro, ma di individuare la migliore offerta formativa da presentare oggi, per incontrare l’offerta lavorativa di domani.
Questo problema non è nuovo, da sempre l’offerta formativa ha cercato di rispondere alle richieste di professionalità del sistema produttivo di beni e valore, ma rispetto al passato ciò che sta cambiando sono proprio le professionalità richieste per la produzione di beni e di nuove forme di valore.
Di quella che sarà l’offerta lavorativa è possibile solo una previsione basata
sull’osservazione dei dati storici ed attuali, e l’offerta formativa di adesso dovrà essere definita per incontrare l’offerta lavorativa dei prossimi anni.
A rendere ancora più complessa la previsione dell’offerta lavorativa è la variabilità di questa.
Assunto che, come già affermato, lo sviluppo tecnologico evolva con un andamento esponenziale, è lecito supporre che l’offerta lavorativa abbia lo stesso andamento qualitativo.

Dunque, riformulando il problema, ci stiamo ponendo quello della definizione di un’offerta formativa da implementare oggi, che possa incontrare domani un’offerta lavorativa che sta cambiando, e che evolve esponenzialmente.
Questa è la novità rispetto al passato, dove con un’approssimazione lineare dello sviluppo tecnologico, possibile soltanto lontano dalla singolarità, si poteva ritenere costante l’offerta lavorativa. Avvicinandoci al ginocchio della curva, l’approssimazione lineare non ha senso.

Il World Economic Forum, ha emesso un report, “The Future of Jobs Report 2018” del quale riportiamo alcuni dei risultati presentati e che evidenziano le nuove tecnologie che le industrie stanno per adottare ed i ruoli che all’interno dell’industria risultano stabili, nuovi oppure ridondanti.

 

 

 

Entrambe i risultati evidenziano un cambiamento in atto che con l’introduzione di nuove tecnologie va a modificare i bisogni di professionalità del sistema produttivo. In questo contesto è necessario aggiungere alle conoscenze, lo sviluppo di abilità e competenze, come già evidenziato da Jannette Wing nel suo articolo sul pensiero computazionale, individuando in questo la quarta abilità di base, oltre a leggere, scrivere e calcolare.
E’ necessario saper approcciare ed impostare un problema con il supporto di soft skill quali tecniche di problem solving, rete con persone e strumenti tecnologici, e resilienza.
L’applicazione di tecniche e metodologie di approccio ad un problema consente
l’impostazione e la scomposizione dello stesso, ma è fondamentale saper instaurare rapporti proficui con altri interessati a risolverlo, costituendo una rete tra persone che ha bisogno di gestione, pianificazione e di protocolli di comunicazione.

La rete con gli strumenti consiste nel saper impostare e descrivere il problema allo strumento tecnologico di cui si dispone al fine di essere supportati nella risoluzione.
Prendiamo ad esempio uno strumento complesso attualmente in commercio come i voice assistant, Alexa oppure Google Home. Si tratta di strumenti complessi che abilitano scenari semplificati di vita, ancor di più se pensiamo all’utilizzo da parte di una persona anziana, oppure con disabilità. Si tratta di un esempio in cui disponiamo di uno strumento complesso, che incorpora tecnologie e conoscenze sofisticate, che abilita scenari di vita semplificati, ed il cui setup è possibile anche ad un ragazzo di 12 anni che non ha conoscenze utili alla realizzazione dello strumento, ma conoscenze e abilità utili alla sua configurazione, che richiede almeno la conoscenza della soluzione del problema di dover configurare il dispositivo per una connessione ad internet attraverso una connessione wireless ad un router che crea una rete locale domestica. La configurazione avviene mettendo il voice assistant in modalità di programmazione e con l’ausilio di un’app per mobile phone, scaricata dallo store, e che richiede la creazione di un account di login definendo una username ed una password. Il cellulare deve essere nella stessa rete locale del voice assistant.
Il ragazzo di 12 anni che ha configurato il voice assistant per la nonna, ha imparato a fare tutto ciò senza aver seguito corsi di ingegneria che riguarderebbero molteplici discipline, ma ha sviluppato l’abilità a risolvere il problema mettendo insieme pezzi che svolgono una determinata funzione e comunicano tra loro mediante protocolli. Ha quindi conoscenza dei pezzi, di cosa fanno e che necessitano di comunicare. Non ha conoscenza di come, ma la sua conoscenza ad un alto livello di astrazione gli consente di risolvere problemi complessi.
L’apprendimento delle conoscenze astratte di cui dispone, e lo sviluppo delle abilità che lo hanno portato alla soluzione, sono il frutto del supporto tecnologico e della poca fatica spesa per apprendere.
Questo esempio mette in evidenza, che la conoscenza in profondità di tutti gli aspetti di un sistema complesso, frutto di studi specialistici e multidisciplinari, e quindi funzione dell’età, è opzionale al processo di inclusione; ma soprattutto evidenzia l’opportunità di sviluppare abilità e conoscenze utili all’integrazione di sistemi per la realizzazione di dispositivi complessi e per la loro configurazione.
In questo esempio, il ragazzo ha un’idea della funzionalità del voice assistant, e procede alla configurazione del sistema avendo chiaro l’obiettivo, mettendo insieme soluzioni a problemi più semplici che ha già imparato a risolvere.
La soluzione al problema complesso è frutto di un processo di scomposizione in problemi semplici e possibilmente noti, ossia di individuazione di un pattern. Per arrivare a questa forma di addestramento, ha imparato che esistono sistemi hardware e software, e quindi ne ha conoscenza, che risolvono problemi specifici e comunicano tra loro fisicamente oppure attraverso un suo intervento.
Premesso che, benché abbia le sue regole, il processo di apprendimento è soggettivo e pertanto dipendente dalle capacità cognitive del singolo, l’offerta formativa attuale è pensata per una somministrazione lineare delle conoscenze, distribuita tra i diversi gradi di scuola.
Questo approccio ha senso in un regime lineare, ma ne perde in quello esponenziale.
D’altra parte in un regime esponenziale non è pensabile di adattare alla stessa velocità l’offerta formativa. Ciò che serve non è quindi una redistribuzione nel tempo dedicato allo studio scolastico delle conoscenze dell’epoca in considerazione, ma l’addestramento ad un metodo, sempre applicabile, finalizzato a:

● Conoscenza di tecnologie e sistemi hardware-software da un punto di vista del
problema che intendono risolvere, delle funzionalità esposte e delle interfacce.
Queste possiamo chiamarli blocchi funzionali.

● Impostazione e scomposizione di un problema che tenga conto della disponibilità dei
blocchi funzionali. In assenza di un blocco funzionale, l’approccio consente di
individuare i buchi funzionali .

In tal caso, la conoscenza da affiancare a quella di base, è di maggiore astrazione ed
accompagnata dallo sviluppo di abilità.
Data l’imprevedibilità dei problemi complessi del 2030, non riteniamo sia utile una
verticalizzazione delle competenze, ma competenze orizzontali e capacità di astrazione.
Mediante la metafora dell’albero , la radice è il problema da risolvere e le foglie sono le competenze elementari a disposizione. Non sappiamo quale sia l’albero esatto da costruire, ma possiamo insegnare ai bambini di ora, cittadini del futuro, le regole per costruire l’albero e a cosa prestare attenzione. L’unica costante è l’approccio risolutivo, indipendentemente dal problema dato e competenze a disposizione: attraverso l’approccio dividi et impera il problema viene suddiviso in piccoli problemi risolvibili attraverso i blocchi funzionali a disposizione. L’albero si crea mediante regole di connessione. Non è importante sapere come le diverse componenti possano interfacciarsi (con questa conoscenza avremmo una verticalizzazione delle competenze sui protocolli di comunicazione), ma i nuovi cittadini devono avere la consapevolezza che componenti diverse hanno interfacce non necessariamente compatibili. Quindi, devono sempre controllare se due componenti possano essere assemblate verificando le interfacce.

La radice, ossia il problema viene dato dall’evoluzione tecnologica.
Le competenze di base dipendono strettamente da età e propensioni personali.